martedì 5 marzo 2013

Sono davvero "bio" i nuovi carburanti?




Con il "se" e con il "ma" di certo non si rafforza un pensiero anzi, lo si rende più vulnerabile alle tante variabili e fantasiose interpretazioni. Gli stessi dubbi li ha avuti in quest'ultimo periodo anche l'Unione Europea, durante un dibattimento in parlamento sull'uso dei biocarburanti da sempre considerati il futuro dei carburanti, dove la loro eco-sostenibilità rappresentava una valida alternativa all'utilizzo di carburanti tradizionali. Sono bastate due indagini condotte da un centro di ricerca europeo JRC dell'Agenzia per l'Ambiente dei Paesi Bassi e dalla Overmarks Koen, una società tedesca, per far emergere parecchi dubbi sul loro effettivo lato "green". Secondo i ricercatori, il vero problema tra l'altro mai considerato dei biocarburanti risiede nella loro produzione, poichè la loro coltivazione richiederebbe l'abbattimento di parecchi kmq di foreste. Le stesse foreste che oggi chiamiamo "polmoni verdi" e che riescono ad assorbire parecchia CO2, il loro abbattimento quindi a lungo andare aumenterebbe la presenza di CO2 nell'aria. Addirittura secondo  Greenpeace, l'utilizzo di biocarburante ricavato da colza, soia e olio di palma sarebbe più dannoso per il clima rispetto ai tradizionali carburanti fossili. Così anche per l'Unione Europea la parola "sostenibilità" tanto osannata dai suoi membri va ora riconsiderata, in quanto per considerare un carburante veramente eco-sostenibile andrebbe considerato il suo intero ciclo produttivo e di vita, pertanto la stessa Commissione Europa ha dovuto ammettere che servono ulteriori approfondimenti e conoscenze per poter così valutare correttamente il reale rapporto costi e benefici.