mercoledì 9 settembre 2015

Expo 2015: un'occasione mancata.


L'Expo fin dalla sua inaugurazione (1 maggio 2015) ha sempre fatto discutere opinionisti, giornalisti e politici che ogni giorno tramite tweet, talk show e con la complicità di testate giornalistiche pubblicavano prime pagine dove c'era chi osannava o chi invece puntava il dito contro a causa di ritardi sui lavori, sui costi eccessivi ed altro. Trovare qualche editoriale dove si contestava l'effettiva vera utilità di questa esposizione è un'impresa alquanto difficile. Tuttavia, concordo sempre "di dover dare a Cesare quel che è di Cesare", quindi tralasciando i rumors mediatici in termini di visibilità dell'Italia (in un contesto europeo non proprio da top player) dove a parte un'inizio non proprio da prima della classe ed un recupero a suon di cifre sui visitatori (molto discutibili), il punto più interessante della stessa esposizione universale è: ma a cosa serve questa esposizione universale dedicata al pianeta? 
Ebbene la stessa domanda ce la siamo posta ognuno di noi, tanto che per aver una risposta degna bisogna visitare il padiglione zero. In tale padiglione è racchiuso tutto il senso dell'Expo e con grande maestria e con un gioco di luci, suoni, video e ricostruzioni di plastici viene illustrato tutto il senso della vita sul nostro amato pianeta. I padiglioni adiacenti e successivi al padiglione zero, invece non hanno contribuito tutti a indicare, grazie alla tecnologia moderna, i possibili scenari futuri per poter produrre cibo senza impoverire e depredare ancora il nostro amato pianeta, ma hanno invece valorizzato i loro prodotti tipici non conosciuti da tutti, tralasciando le loro idee sul futuro e trasformandosi in un certo senso in piccoli "bazar". Dove la vera missione era di comprare magari un cappellino vietnamita, oppure mangiare dei wurstel con crauti o  patatine fritte e magari bere della birra irlandese. Insomma l'Expo più che una esposizione universale è stata una "magnata" universale pronta a concorrere al fianco di un'Oktoberfest. Da sottolineare la presenza di McDonald's, Ferrero, Perugina, Eataly ed altri marchi italiani e stranieri di produzione industriale di cibo, dulcis in fondo la presenza di qualche azienda specializzata in slowfood. Davvero, davvero un'occasione mancata.